In questi giorni, dall’avvio delle attività nel centro 11eLode, con le nostre allenatrici emotive, abbiamo ascoltato e conosciuto più di 50 mamme e altrettanti bambini.
Tra le esigenze e i propositi più comuni abbiamo riscontrato quella di rendere autonomi i bambini nello studio.
Anche tu hai questa esigenza con i tuoi figli?
Essere autonomi nello studio è una forma di apprendimento, è una conquista impegnativa e graduale, che richiede per ogni bambino un processo differente.
I bambini hanno temperamenti, caratteristiche fisiche e tempi di crescita molto diversi, e in questa singolarità e unicità, devono essere rispettati.
I due ingredienti per diventare bambini autonomi.
Senso di responsabilità e metodo efficace sono i due ingredienti fondamentali per un alunno che sta imparando a lavorare da solo, e l’autonomia è un ulteriore passo, tanto da essere un obiettivo specifico, per il quale rivestono un ruolo molto importante i compiti a casa.
L’insegnante a scuola da’ delle indicazioni e spesso non ha il tempo di verificare se gli alunni hanno compreso o no. Nella maggior parte dei casi i bambini della scuola primaria non sono completamente in grado di lavorare da soli, hanno bisogno della presenza di un adulto, spesso per avere una conferma o un sostegno emotivo, cioè per ricevere la stima di cui hanno bisogno per riuscire e farcela.
Perché per i bambini è è così importante essere stimati?
La stima di genitori, insegnanti e parenti, è un ricchissimo nutrimento per la crescita del bambino, che rafforza la sua sicurezza e il senso di sé. E’ come un concime per una pianta, ne definisce la crescita sana e rigogliosa. Il bambino costruisce l’immagine di sé attraverso le informazioni che riceve dal mondo esterno (genitori in primis, insegnanti, parenti e amici).
A partire da questa immagine di sé, costruisce il suo rapporto con la vita, con gli altri, con le cose, con le situazioni. Si tratta di un processo delicatissimo che nasce dalla stima e l’approvazione che i genitori manifestano al bambino fin dalla nascita.
Non sono poche le teorie che sostengono che questo processo inizi addirittura con il concepimento e la fase prenatale.
Secondo il professor T. Verny dell’Università di Santa Barbara in California, quello che il bambino prova nell’utero materno, in relazione agli stimoli sia esterni (ambiente) sia interni (emozioni della madre) costituisce la base del suo carattere futuro.
Verny è lo psichiatra considerato come il principale esperto a livello mondiale degli effetti che l’ambiente pre e post-natale hanno sullo sviluppo della personalità.
Questo deve far riflettere ogni genitore nel considerare il carattere del proprio bambino non come un qualcosa di innato, ma come un bagaglio appreso.
L’apprendimento è la base della personalità di ogni individuo. Se l’apprendimento avviene in un clima incoraggiante, stimolante e positivo, il bambino sarà più felice e sicuro di sé.
Stimare non significa esagerare con i complimenti o farli per ogni minima cosa.
Piuttosto significa lodare e riconoscere il lavoro fatto, l’impegno, anche più dei buoni risultati. Se tuo figlio riceve e avverte la tua stima, si sente ‘visto’ e ‘amato’ e questo agevola la coscienza di sé e delle sue abilità, aiutandolo quindi a diventare più autonomo, felice e sicuro di se.
Puoi ad esempio affrontare i suoi errori come opportunità per fare meglio, piuttosto che come motivo di rimproveri malsani e dannosi. Anche questa può essere una forma di riconoscimento.
Un riconoscimento ben formulato, porta alla luce nuove potenzialità e spinge il bambino naturalmente a fare meglio.
Del resto, pensaci: vale anche per te.
La stima mette in moto l’individuo di qualsiasi età. Lo fa sentire incoraggiato e pronto a fare qualcosa di buono e utile.
Per questo il genitore dovrebbe “riprendere” il comportamento, ma non la persona…questo è un errore molto diffuso, ti è mai capitato di farlo?
Una scorretta manifestazione di stima può diventare un’arma a doppio taglio: spesso quando il bambino fa qualcosa di buono, viene apprezzata la cosa ben fatta, il risultato e lui passa in secondo piano. Ma quando invece fa male qualcosa, la critica colpisce profondamente lui come inviduo, e non ciò che ha fatto, con il risultato negativo di farlo sentire ‘’sbagliato’’ come persona.
Il genitore o educatore consapevole può allenare la capacità di ‘’rimproverare’’ sempre e solo il comportamento, mai la persona.
Dire <<Questo comportamento non va bene!>> è molto diverso da dire <<Sei uno stupido ed aver fatto questa cosa!>>.
Deve essere ben chiara la distinzione fra stima e complimento.
I complimenti vanno diretti alle cose che si fanno, così come i rimproveri.
La stima invece è diretta alla persona, indipendentemente da cosa fa e come lo fa. E’ riconoscere il valore dell’impegno, della perseveranza, della costanza.
Quando un bambino sbaglia, è importante fargli capire che è comunque stimato, anche se gli si fa riconoscere l’errore. Farlo sentire ‘’sbagliato’’ significa minare la sua autostima e la fiducia in se stesso.
Come gestire i brutti voti.
Se tuo figlio torna a casa con un brutto voto, la tua reazione potrebbe essere rabbia, frustrazione, emozioni che potrebbero portarti a dire frasi del tipo: <<Possibile che non sei capace di prendere una sufficienza in questa materia?>> <<Devi studiare di più e smetterla di guardare la tv che ti rimbambisce!>>.
Questo è uno sfogo emotivo che crea come unico effetto il senso d’incapacità nel tuo bambino. Non è affatto uno stimolo a migliorare. Non c’è una motivazione intrinseca. E’ solo rabbia e rimprovero inutile.
La soluzione efficace è che tu faccia leva sulla relazione con empatia e complicità: <<Come mai hai preso questo brutto voto? Io ti conosco e sono sicuro che puoi fare meglio di così, credo serva un po’ più di impegno, vuoi il mio aiuto per farlo?>> in questo modo si mette in evidenza che sono solo i risultati ad essere scadenti, e non il bambino come persona!
Il bambino interiorizzerà così una convinzione molto importante per tutta la sua vita: capirà che un insuccesso può portare qualcosa di buono, porta un insegnamento, e che nelle difficoltà s’impara e si cresce di più che nei momenti in cui tutto sembra andare per il meglio.
Così tuo figlio cresce più autonomo, più felice e sicuro di sé. Non è quello che desideri più di ogni altra cosa?
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