Qualche giorno fa è venuta in studio da me mamma Carla, madre di una bimba di terza elementare di nome Alice. Mamma Carla ha voluto fortemente una consulenza con me per valutare la possibilità di far fare ad Alice il percorso bisettimanale in 11eLode.
Le ho rivolto le prime domande e lei in modo sicuro e consapevole mi ha detto: Cristina, Alice non ha assolutamente problemi a scuola, prende ottimi voti, non ha difficoltà in alcuna materia, tuttavia sono preoccupata perché mi sembra che studi a pappagallo, e non abbia alcun interesse per il sapere.
“Quanto può durare questa storia? Se non sei motivata e appassionata, puoi davvero fare un ottimo percorso scolastico e arrivare alle medie con la giusta preparazione?”
Le ho fatto subito i complimenti per la profondità di questa domanda e per l’importanza che stava dando ad un problema reale (e diffusissimo). È una scomoda verità che non tutti sono pronti ad accettare.
Cosa stiamo facendo ai bambini di scuola primaria?
Io lo chiamo “crimine contro l’apprendimento” e considero tutti noi responsabili: genitori, insegnanti, società. Il crimine contro l’apprendimento si insinua in maniera silenziosa in ogni bambino fin dal primo giorno di scuola primaria.
Insegniamo ai bambini a misurare i propri progressi solo attraverso punti, punteggi e premi e a non osservare minimamente l’impegno, la perseveranza, la diligenza, il superamento degli ostacoli. Diamo importanza solo ai voti, non al processo per realizzarli.
Gli insegniamo a mollare quando le cose diventano difficili e a chiedere aiuto alla mamma che suggerisce come finire il compito, con l’obiettivo di arrivare in classe con i compiti impeccabili. Gli insegniamo a temere l’insuccesso e a rifiutarlo ad ogni costo come se sbagliare significhi avere zero valore.
Questi meccanismi di cui è fatta la scuola pubblica in Italia portano i bambini pian piano a disinnamorarsi del sapere e ad occuparsi di un unico grande problema: compiacere mamma e papà. Il continuo assillare i bambini con la ricerca spasmodica del miglior voto, li porta ad essere dipendenti dall’aiuto dei genitori di cui in alcuni casi non riescono proprio a fare a meno.
Forse anche in casa tua si vivono le classiche scene che dopo pranzo sei proprio tu genitore a dover suggerire a tuo figlio di iniziare a studiare e poi subito ti siedi accanto a lui e lo aiuti ad iniziare, ad organizzare il lavoro, a concentrarsi e lo rimproveri più di una volta fino a quando non riesce a rimanere seduto, fermo e zitto a scrivere o memorizzare.
Non so se lo sai ma questo meccanismo provoca nel bambino uno stato di ansia per ricevere approvazione di mamma e papà. È evidente che stai alle costole di tuo figlio per affetto e per aiutarlo. È chiaro che la tua intenzione è positiva. Voglio però aiutarti a comprendere che tutte le volte in cui ti siedi accanto a tuo figlio per fare i compiti insieme a lui, non lo stai aiutando, lo stai danneggiando.
Alice è una bambina molto intelligente e la madre glielo ricorda di continuo come anche gli insegnanti e i parenti. Eppure non viene mai lodata per la sua diligenza o per l’impegno. Nessuno le fa osservare il processo attraverso cui è arrivata a risolvere il problema di matematica. Contrariamente a quanto puoi credere, le situazioni difficili sono quelle che più insegnano ad Alice così come agli altri bambini.
Non dobbiamo proteggere i figli dalle difficoltà, non li dobbiamo aiutare a semplificare, non gli dobbiamo dare la soluzione. Li dobbiamo aiutare a pensare, a scervellarsi se serve, perché affrontare una difficoltà in modo autonomo significa essere creativi, sviluppare doti di problem-solving, imparare ad essere diligenti, imparare l’autocontrollo e la perseveranza.
Invece i bambini oggi hanno paura di fallire, evitano le cose difficili, come se il fallimento mettesse in discussione la loro intelligenza. Meglio dunque stare al sicuro sotto la protezione di mamma e papà che mi seguono nei compiti e mi dicono come risolvere.
È questo che vuoi per tuo figlio? Vuoi un bambino che prende ottimi voti ma che detesta lo studio? Vuoi un figlio bravo in tutte le materie ma che ha troppa paura di affrontare una sfida difficile?
Se è questo che vuoi continua pure su questa strada, continua pure a metterti affianco a tuo figlio a fare i compiti con lui o ad affidarlo ad un doposcuola tradizionale che fa praticamente la stessa cosa. Fai pure.
Se invece vuoi qualcosa di più per tuo figlio e vuoi regalargli una esperienza di grande valore nella quale lui impara ad essere autonomo nei compiti, impara a trovare la concentrazione da solo, impara a risolvere le difficoltà da solo, perché alla base ama ciò che fa e si diverte nei compiti, allora non ti resta che affidare tuo figlio al Metodo 11eLode, il primo Centro Pedagogico in Italia che allena l’autonomia, le emozioni e le relazioni (Gruppo Pedagocico 3-6 anni al mattino e Doposcuola Primaria 6-10 anni nel pomeriggio).
Traggo un profondo respiro, incrocio le dita e lo auguro di cuore a tuo figlio, per il suo brillante futuro.
Scopri di più su 11eLode chiamando il Numero 0832-1920135
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